Lao Huang, hai seguito questa grande operazione di Starbucks Cina? Cedere il controllo a Boyu Capital per 4 miliardi di dollari… una mossa molto significativa.

Certo che l’ho seguita. In apparenza è una transazione finanziaria, ma in realtà deriva dalla pressione competitiva dei marchi locali. La quota di mercato di Starbucks è stata fortemente erosa.

Esatto. Marchi locali come Luckin e Cotti, con la loro espansione rapidissima e le strategie digitali, hanno cambiato completamente le regole del gioco. Starbucks non riusciva più a mantenere il ritmo.

Per questo ‘ingaggiare’ Boyu ha un obiettivo chiarissimo: introdurre un partner strategico che conosca meglio il mercato cinese e che operi in modo più radicato sul territorio per ricostruire la competitività.

Alcuni ritengono bassa la valutazione di 4 miliardi, ma osservando i termini, Starbucks mantiene il 40% delle quote e continuerà a ricevere notevoli royalties di marchio. Una struttura molto intelligente.

Già, è una tipica transizione verso una strategia ‘asset-light’. Spostano parte del rischio operativo garantendosi una fonte di profitto più stabile.

Il campo di battaglia sarà sempre più competitivo. Starbucks punta a 9.000 negozi, ma i concorrenti non stanno rallentando la loro espansione.

La chiave sarà l’innovazione di prodotto e la flessibilità nei prezzi. I consumatori di oggi, soprattutto i giovani, sono estremamente sensibili al prezzo. Starbucks deve adattarsi.

Io vedo questa collaborazione come un ‘riavvio strategico’ per Starbucks in Cina. Se riusciranno a trovare una seconda curva di crescita grazie al capitale locale—lo vedremo.

Concordo. Ma per noi consumatori, una guerra tra marchi significa più scelta e prezzi migliori—non è affatto male.