Hai sentito parlare dell’autenticazione d’identità online nazionale? Ultimamente il Ministero della Pubblica Sicurezza la sta promuovendo, dicendo che può proteggere le informazioni personali.

Ne ho sentito parlare. È quel sistema che usa un 'Net ID' e un 'Net Certificate' al posto dei dati della carta d’identità quando si va online? Sembra una buona idea.

Sì. In breve, lo Stato ti rilascia un 'Net ID' composto da 10 numeri e lettere; così le piattaforme non vedono il tuo vero nome né il numero di documento, mentre lo Stato può verificare la tua identità.

Sembra bene, ma e nella pratica? Ho visto che finora si sono integrate poco più di 400 app—meno dell’1% del mercato—e molte app comuni non lo supportano ancora.

Già, e c’è anche una 'resistenza soft'. Per esempio, alcune app bancarie richiedono ancora il caricamento del documento, e le piattaforme di e-commerce impongono il collegamento del numero di telefono; a volte è più macchinoso che inserire direttamente il documento.

E l’accettazione degli utenti? Nella nostra scuola la maggior parte degli insegnanti non conosce nemmeno il servizio, e pare che il telefono debba supportare l’NFC.

Esatto. Su 1 miliardo di utenti internet, meno dell’1% l’ha attivato. 'Non lo conoscono, non sanno usarlo, o non possono usarlo' sono i problemi principali. Nel lungo periodo però la direzione è giusta, perché la protezione dei dati personali è sempre più importante.

La chiave è bilanciare praticità e sicurezza. Se è troppo complicato, la gente non lo userà. Speriamo che la tecnologia maturi e la copertura si ampli.